V PER VENTICINQUE

Tre i punti per cui si chiama in piazza la gente per questa nuova edizione della manifestazione promossa da Beppe Grillo e che ha riscosso tanta partecipazione; tre e, tutti incentrati sull’informazione e sulla presunta libertà con cui dovrebbe essere diffusa. E’ quasi una necessità questo appuntamento, soprattutto dopo che le classifiche mondiali stilate nel non molto distante 2006 ci hanno visto al 79.o posto in fatto di libertà di divulgazione.

1 – Abolizione dell’’ordine dei giornalisti
Nel 1945, Luigi Einaudi proferì contro l’istituzioni di un Ordine dei giornalisti “L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti”; perché, è vero che l’istituzione di un albo e l’obbligatorietà d’iscrizione ad esso dovrebbe “garantire” la professionalità dell’individuo che si propone sul mercato della rispettiva professione ma, è altrettanto vero che, non si deve usare l’Ordine per controllare e monopolizzare la libertà d’espressione pena la radiazione.
Con la soppressione dell’Ordine presente nel referendum, verrebbe a cadere un’anomalia italiana all’interno dell’Unione Europea e restituirebbe piena dignità e libertà professionale a coloro i quali davvero svolgono l’attività di giornalista professionista consentendo loro di informare senza il timore di vedersi privare del loro diritto al lavoro.

2 – Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria
Con la legge 416/1981, che crea un rapporto di stretta intesa e dipendenza fra informazione e partiti, si regolamenta il finanziamento pubblico delle testate giornalistiche di partito. E’ un’associazione mentale logica e conseguente quella che porta a pensare quanto, questa forma di supporto, rappresenti in maniera implicita un freno a quello che dovrebbe essere un’informazione libera e svincolata. Cosa rilevante è che, il volume dei finanziamenti è legato al numero di copie stampato e non venduto per cui la convenienza sta nel produrre un numero di giornali maggiore rispetto a quello che effettivamente finisce nelle mani dei lettori. Semplice è quindi pensare che, l’abolizione di queste forme di supporto monetario al’informazione gioverebbero sulla spesa pubblica.

3 – Abolizione della legge Gasparri
La legge Gasparri ha come scopo la regolamentazione del sistema radiotelevisivo ma, attraverso le modifiche apportate alla base di calcolo del tetto antitrust consentirebbero a chi detiene anche solo il 20% del ricavato delle trasmissioni di rivestire una posizione di monopolio del sistema informativo; certo si, è vero che il tetto in percentuale è sceso del 30% della legge Maccanico ma in valore assoluto di è passati dai vecchi 12 miliardi agli attuali 26miliardi.
In più, in questa legge è stato sancito al 31 dicembre 2006 il termine ultimo per la realizzazione delle rete su digitale terreste: limite però ampiamente superato e prorogato al 2012. Quello che non si sa invece è che suddetta proroga ci ha portato in una situazione di grave difetto nei confronti dell’Unione Europea che a luglio 2007 ha dato 2 mesi di tempo per correggere le storture della legge Gasparri. L’inadempienza rischia di vedere applicata nel gennaio 2009 una multa a carattere retroattivo che ci vedrà debitori nei confronti dell’UE di una cifra che si aggira intorno ai 328 milioni di euro (qualcosa come 300.000 euro al giorno).

Alla luce di quello che è il testo del referendum, il 25 aprile è stata organizzata dal Meet Up putignanese la relativa raccolta firme che avrà luogo in piazza XX Settembre a partire dalle 9 di mattina fino alle 22 dello stesso giorno. Dopo tutto, il 25 aprile resta pur sempre la festa della liberazione.