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Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina - Repubblica.it
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Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina - Repubblica.it
LINK: http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/ambiente/ilva-scandalo/ilva-scandalo/ilva-scandalo.html
Il presidente della Regione Vendola si ribella: "Bloccheremo l'impianto"
E sulle emissioni accusa il padrone Emilio Riva, ora socio Cai
"TARANTO - Sul loro tavolo c'era il futuro del più grande stabilimento siderurgico d'Europa, l'Ilva di Taranto. E la salute di centinaia di migliaia di cittadini. Avrebbero dovuto decidere, infatti, se concedere o meno alla fabbrica l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), una carta necessaria per la prosecuzione dell'attività. Invece, non decideranno nulla. Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, li ha rimossi: al loro posto ha nominato tecnici di sua fiducia. "Una decapitazione del sapere tecnico-scientifico che dà forte ragione di inquietudine" attacca il presidente della Regione, Nichi Vendola. ..."
Il presidente della Regione Vendola si ribella: "Bloccheremo l'impianto"
E sulle emissioni accusa il padrone Emilio Riva, ora socio Cai
"TARANTO - Sul loro tavolo c'era il futuro del più grande stabilimento siderurgico d'Europa, l'Ilva di Taranto. E la salute di centinaia di migliaia di cittadini. Avrebbero dovuto decidere, infatti, se concedere o meno alla fabbrica l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), una carta necessaria per la prosecuzione dell'attività. Invece, non decideranno nulla. Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, li ha rimossi: al loro posto ha nominato tecnici di sua fiducia. "Una decapitazione del sapere tecnico-scientifico che dà forte ragione di inquietudine" attacca il presidente della Regione, Nichi Vendola. ..."
Checco- Admin
- Numero di messaggi : 793
Età : 45
Località : Putignano (BA)
Data d'iscrizione : 27.04.08
Checco- Admin
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Re: Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina - Repubblica.it
Le nuove cifre dell' Ines: qui si produce il 92% del «veleno» italiano. Gli ambientalisti contro l' Ilva che si difende: siamo in regola
A 13 anni ha il tumore da fumo. «E' la diossina»
Il medico: mai visto un caso così. Industrie, Taranto città più inquinata dell' Europa occidentale Tre mamme con il latte contaminato, cinque adulti con il livello più alto del mondo, 1.200 pecore da abbattere
TARANTO - Tre anni fa, S. aveva 10 anni. E senza aver mai fumato una sigaretta in vita sua era già conciato come un fumatore incallito. Un caso simile, Patrizio Mazza, primario di ematologia all' ospedale «Moscati» di Taranto, non l' aveva mai visto. E nemmeno la letteratura medica internazionale lo contempla. Anche a cercare su Internet, la risposta è negativa: «No items found». Per questo, Mazza temeva di avere sbagliato diagnosi. Invece no. Quel bimbo aveva proprio un cancro da fumatore: adenocarcinoma del rinofaringe. Come tanti altri tarantini, specie quelli del Tamburi, «il quartiere dei morti viventi». A Bruxelles forse ancora non lo sanno, ma Taranto è la città più inquinata d' Italia e dell' Europa occidentale per i veleni delle industrie. L' inquinamento di Taranto, infatti, è di fonte civile solo per il 7%. Tutto il resto, il 93%, è di origine industriale. A Taranto, ognuno dei duecentomila abitanti, ogni anno, respira 2,7 tonnellate di ossido di carbonio e 57,7 tonnellate di anidride carbonica. Gli ultimi dati stimati dall' Ines (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti) sono spietati. Taranto è come la cinese Linfen, chiamata «Toxic Linfen», e la romena Copsa Miça, le più inquinate del mondo per le emissioni industriali. Ma a Taranto c' è qualcosa di più subdolo. A Taranto c' è la diossina. Qui si produce il 92% della diossina italiana e l' 8,8% di quella europea. «In dieci anni - dice Mazza - leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30-40%. La diossina danneggia il Dna e un caso come quello di S. è un codice rosso sicuramente collegato alla presenza di diossina. Se nei genitori c' è un danno genotossico non è in loro che quel danno emerge, ma nei figli». Tre mamme il cui latte risulta contaminato dalla diossina, cinque adulti che scoprono di avere il livello di contaminazione da diossina più alto del mondo, 1.200 pecore e capre di cui la Regione Puglia ordina l' abbattimento, forti sospetti di contaminazione nel raggio di 10 chilometri dal polo industriale (con i monitoraggi sospesi perché sempre «positivi») sono, più che un allarme, una emergenza nazionale. La diossina si accumula nel tempo e a Taranto ce n' è per 9 chili, il triplo di Seveso (la città contaminata nel 1976). Ma sono sette le sostanze cancerogene e teratogene che, con la diossina, colpiscono Taranto come sette piaghe bibliche. Mentre però a Bruxelles e a Roma (e a Bari, sede della Regione) si discute, Taranto viene espugnata dalla diossina. Basta dare un'occhiata, oltre che ai dati Ines, ai limiti di emissione, il cuore del problema. Il limite europeo è di 0,4 nanogrammi per metro cubo. Quello italiano, di 100 nanogrammi. «Un vestito su misura per l' Ilva di Emilio Riva», dicono le associazioni ambientaliste. «Siamo in regola e abbiamo anche investito 450 milioni di euro per migliorare gli impianti», replica l' Ilva, che l' anno scorso ha realizzato utili per 878 milioni, 182 milioni in più dell' anno prima e il doppio del 2005. L' Europa però è dal 1996 che ha fissato il limite di 0,4 nanogrammi. L' Inghilterra, per esempio, si è adeguata. E la Germania ha fatto ancora meglio: 0,1 nanogrammi, lo stesso limite previsto per gli inceneritori. Nel 2006, Ilva e Regione Puglia hanno anche firmato un protocollo d' intesa, ma con scarsi risultati. La «campagna di ambientalizzazione» procede a rilento e sembra che l' Ilva intenda concluderla nel 2014, proprio quando scadrà il Protocollo di Aarhus, recepito anche dall' Italia, che impone ai Paesi membri di adottare le migliori tecnologie per portare le emissioni a 0,4-0,2 nanogrammi. Eppure a Servola, Trieste, acciaierie «Lucchini», per risolvere il problema è bastato un decreto del dirigente regionale Ambiente e Lavori pubblici, che ha imposto al siderurgico, pena la chiusura, di rispettare i limiti europei. In due anni, grazie anche alle pressioni della confinante Austria, il miracolo:dalla maglia nera, in tandem con Taranto, Servola è diventata un centro di eccellenza, con la diossina abbattuta fino al teutonico limite di 0,1 nanogrammi. Certo, con una legge regionale, o con un decreto come quello friulano, si eviterebbe anche il referendum sull' Ilva, giudicato ammissibile dal Tar di Lecce e sicura fonte di drammatiche spaccature fra i 13 mila dipendenti del siderurgico. Invece c' è soltanto una delibera del consiglio comunale di Taranto che chiede timidamente alla Regione «di fare come in Friuli». Ma la Puglia non confina con l' Austria. Al di là del mare, c' è l' Albania. Carlo Vulpio
Vulpio Carlo
Pagina 23
(21 ottobre 2008) - Corriere della Sera
A 13 anni ha il tumore da fumo. «E' la diossina»
Il medico: mai visto un caso così. Industrie, Taranto città più inquinata dell' Europa occidentale Tre mamme con il latte contaminato, cinque adulti con il livello più alto del mondo, 1.200 pecore da abbattere
TARANTO - Tre anni fa, S. aveva 10 anni. E senza aver mai fumato una sigaretta in vita sua era già conciato come un fumatore incallito. Un caso simile, Patrizio Mazza, primario di ematologia all' ospedale «Moscati» di Taranto, non l' aveva mai visto. E nemmeno la letteratura medica internazionale lo contempla. Anche a cercare su Internet, la risposta è negativa: «No items found». Per questo, Mazza temeva di avere sbagliato diagnosi. Invece no. Quel bimbo aveva proprio un cancro da fumatore: adenocarcinoma del rinofaringe. Come tanti altri tarantini, specie quelli del Tamburi, «il quartiere dei morti viventi». A Bruxelles forse ancora non lo sanno, ma Taranto è la città più inquinata d' Italia e dell' Europa occidentale per i veleni delle industrie. L' inquinamento di Taranto, infatti, è di fonte civile solo per il 7%. Tutto il resto, il 93%, è di origine industriale. A Taranto, ognuno dei duecentomila abitanti, ogni anno, respira 2,7 tonnellate di ossido di carbonio e 57,7 tonnellate di anidride carbonica. Gli ultimi dati stimati dall' Ines (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti) sono spietati. Taranto è come la cinese Linfen, chiamata «Toxic Linfen», e la romena Copsa Miça, le più inquinate del mondo per le emissioni industriali. Ma a Taranto c' è qualcosa di più subdolo. A Taranto c' è la diossina. Qui si produce il 92% della diossina italiana e l' 8,8% di quella europea. «In dieci anni - dice Mazza - leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30-40%. La diossina danneggia il Dna e un caso come quello di S. è un codice rosso sicuramente collegato alla presenza di diossina. Se nei genitori c' è un danno genotossico non è in loro che quel danno emerge, ma nei figli». Tre mamme il cui latte risulta contaminato dalla diossina, cinque adulti che scoprono di avere il livello di contaminazione da diossina più alto del mondo, 1.200 pecore e capre di cui la Regione Puglia ordina l' abbattimento, forti sospetti di contaminazione nel raggio di 10 chilometri dal polo industriale (con i monitoraggi sospesi perché sempre «positivi») sono, più che un allarme, una emergenza nazionale. La diossina si accumula nel tempo e a Taranto ce n' è per 9 chili, il triplo di Seveso (la città contaminata nel 1976). Ma sono sette le sostanze cancerogene e teratogene che, con la diossina, colpiscono Taranto come sette piaghe bibliche. Mentre però a Bruxelles e a Roma (e a Bari, sede della Regione) si discute, Taranto viene espugnata dalla diossina. Basta dare un'occhiata, oltre che ai dati Ines, ai limiti di emissione, il cuore del problema. Il limite europeo è di 0,4 nanogrammi per metro cubo. Quello italiano, di 100 nanogrammi. «Un vestito su misura per l' Ilva di Emilio Riva», dicono le associazioni ambientaliste. «Siamo in regola e abbiamo anche investito 450 milioni di euro per migliorare gli impianti», replica l' Ilva, che l' anno scorso ha realizzato utili per 878 milioni, 182 milioni in più dell' anno prima e il doppio del 2005. L' Europa però è dal 1996 che ha fissato il limite di 0,4 nanogrammi. L' Inghilterra, per esempio, si è adeguata. E la Germania ha fatto ancora meglio: 0,1 nanogrammi, lo stesso limite previsto per gli inceneritori. Nel 2006, Ilva e Regione Puglia hanno anche firmato un protocollo d' intesa, ma con scarsi risultati. La «campagna di ambientalizzazione» procede a rilento e sembra che l' Ilva intenda concluderla nel 2014, proprio quando scadrà il Protocollo di Aarhus, recepito anche dall' Italia, che impone ai Paesi membri di adottare le migliori tecnologie per portare le emissioni a 0,4-0,2 nanogrammi. Eppure a Servola, Trieste, acciaierie «Lucchini», per risolvere il problema è bastato un decreto del dirigente regionale Ambiente e Lavori pubblici, che ha imposto al siderurgico, pena la chiusura, di rispettare i limiti europei. In due anni, grazie anche alle pressioni della confinante Austria, il miracolo:dalla maglia nera, in tandem con Taranto, Servola è diventata un centro di eccellenza, con la diossina abbattuta fino al teutonico limite di 0,1 nanogrammi. Certo, con una legge regionale, o con un decreto come quello friulano, si eviterebbe anche il referendum sull' Ilva, giudicato ammissibile dal Tar di Lecce e sicura fonte di drammatiche spaccature fra i 13 mila dipendenti del siderurgico. Invece c' è soltanto una delibera del consiglio comunale di Taranto che chiede timidamente alla Regione «di fare come in Friuli». Ma la Puglia non confina con l' Austria. Al di là del mare, c' è l' Albania. Carlo Vulpio
Vulpio Carlo
Pagina 23
(21 ottobre 2008) - Corriere della Sera
Grazia- Staff
- Numero di messaggi : 201
Data d'iscrizione : 20.05.08
Re: Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina - Repubblica.it
Sono stata a Taranto di recente e devo dire che è uno spettacolo terrificante.
L'Ilva fa impressione solo a guardarla!
La produzione di diossina dell'ILva è quasi apri alla produzione di diossina nazionale!
Però c'è un altro aspetto da considerare..... le centinaia di persone che lavorano per l'ilva cosa faranno se lo stabilimento dovesse chiudere?
In questo periodo di crisi e di disoccupazione la chiusura dell'ilva sarebbe ua sciagura economica per migliaia di persone
Allora come si può risolvere il problema?
Lo chiedo a voi perchè io nonostante mi sia interrogata spesso sulla vicenda non sono ancora riuscita a darmi una risposta che mi convincesse fino in fondo.
L'Ilva fa impressione solo a guardarla!
La produzione di diossina dell'ILva è quasi apri alla produzione di diossina nazionale!
Però c'è un altro aspetto da considerare..... le centinaia di persone che lavorano per l'ilva cosa faranno se lo stabilimento dovesse chiudere?
In questo periodo di crisi e di disoccupazione la chiusura dell'ilva sarebbe ua sciagura economica per migliaia di persone
Allora come si può risolvere il problema?
Lo chiedo a voi perchè io nonostante mi sia interrogata spesso sulla vicenda non sono ancora riuscita a darmi una risposta che mi convincesse fino in fondo.
bibi- Staff
- Numero di messaggi : 345
Data d'iscrizione : 14.04.08
Re: Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina - Repubblica.it
il ricatto occupazionale è alla base del consenso sociale delle infrastrutture come l'ILVA, su questo punto occorre una coraggiosa classe politica degna di una società responsabile: l'ILVA può produrre acciaio ad esempio riciclando l'acciaio usato, che ce n'è tanto, oppure, dato che la Puglia ha dato da tanti anni, siano trasferita in Puglia le attività a freddo della azienda (che oggi sono ad esempio in Liguria) portando altrove quelle a caldo. Può sembrare NIMBY ma è anche una equa distribuzione dell'uso del territorio. Il nostro meridione è stato coloniuzzato per tanti anni così come noi colonizziamo i paesi del sud del mondo. La riconversione di una azienda così importante è un passo difficile ma occorre cominciare a buttare delle ipotesi sul tavolo e tentare di attuare una minima iniziativa daccordo con l'azienda, perchè non è detto che le esigenze della comunità non corrispondano a quelle dell'industria, non è sempre e soltanto lotta. Il governo Vendola ci sta provando da tempo ma forse avrebbe dovuto trovare un maggiore appoggio nella sua regione.
Ciao
Ciao
jackguitar- Staff
- Numero di messaggi : 286
Età : 52
Località : Putignano
Data d'iscrizione : 08.10.08
Re: Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina - Repubblica.it
N.B.: la rimozione dei tecnici anti-diossina potrebbe essere un regalino per il proprietario dell'Ilva, Riva, che partecipa alla cordata salva-Alitalia (CAI).
Checco- Admin
- Numero di messaggi : 793
Età : 45
Località : Putignano (BA)
Data d'iscrizione : 27.04.08
Re: Taranto, battaglia sui veleni dell'Ilva Il ministero rimuove i tecnici anti-diossina - Repubblica.it
Carlo Vulpio e i silenzi su Taranto
Checco- Admin
- Numero di messaggi : 793
Età : 45
Località : Putignano (BA)
Data d'iscrizione : 27.04.08
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