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Terza riduzione della pressione idrica in Puglia ormai è piena emergenza
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Terza riduzione della pressione idrica in Puglia ormai è piena emergenza
Da un lato le riduzioni di prelievo idrico,
dall’altro l’avvio dei lavori d’urgenza sull’invaso di San Giuliano. La
terza fase dell’emergenza idrica che si apre oggi in Puglia è una corsa
contro il tempo. Da stamattina, infatti, all’Aqp mancheranno altri 400
litri al secondo dalla diga di Monte Cotugno, dove l’acqua si esaurirà
tra 40 giorni. Gli stessi 40 giorni in cui le maestranze della Faver
dovranno completare i 400 metri di condotta necessari ad alleviare la
sete pugliese, prelevando 10 milioni di metri cubi da una riserva
idrica normalmente dedicata all’agricoltura. A risolvere la situazione
potrebbe arrivare soltanto la pioggia. Ma, a quanto pare, nemmeno i
temporali previsti per metà settimana saranno risolutivi. E così, con
1.400 litri/secondo in meno (quasi il 10% del normale fabbisogno), Aqp
sarà costretta a ridurre la pressione sulla rete quasi per l’intera
giornata. Gli 0,5 bar di pressione al contatore previsti dalla carta
dei servizi, dicono dall’Acquedotto, sono sempre garantiti: ma nei
condomini che non sono dotati di autoclave o almeno di impianti di
sollevamento autonomi, la pressione minima non è sufficiente a portare
acqua ai piani alti. E così per molti pugliesi oggi si apre una
settimana di sofferenze: le riduzioni saranno infatti revocate se e
quando le riserve idriche riprenderanno a crescere.
Potrebbero
bastare pochi giorni, oppure potrebbero volerci settimane. «Servono
soluzioni strutturali», continua a ripetere l’assessore regionale
Onofrio Introna. Che la scorsa settimana ha presentato il programma
delle opere necessarie a risolvere l’emergenza: dissalatori, nuovi
pozzi, oltre alle grandi infrastrutture come la diga di Piano dei
Limiti. Per la quale però, anche partendo oggi, ci vorranno minimo 6
anni. La soluzione immediata della crisi passa dunque per la
dissalazione, per la riattivazione dei pozzi dismessi, per la
trivellazione di nuovi pozzi in zone dove la falda è ancora
sfruttabile. E poi c’è, naturalmente, il problema delle perdite di
rete. L’Aqp in questo senso è un caso particolare, perché con 16mila km
di rete (più 4mila km di grande adduzione) è uno degli acquedotti più
estesi del mondo: in alcuni casi le condotte risalgono agli inizi del
secolo scorso, quando le tecnologie erano diverse da quelle attuali. E
sostituirle è praticamente impossibile.
Tuttavia, dicono i
tecnici dell’Acquedotto guidato dall’amministratore unico Ivo
Monteforte, in questi due anni sono stati fatti passi da gigante. Il
2007, secondo i dati ufficiali, si è chiuso con perdite di rete pari al
36,5%, un dato persino migliore rispetto alle previsioni del piano
industriale: rispetto al 2006 la sola riduzione delle perdite ha
consentito di risparmiare 10 milioni di metri cubi d’acqua, pari alla
quantità di risorsa idrica residua nell’invaso di Monte Cotugno. Il
merito di questa riduzione è delle attività di ricerca perdite, un
appalto da 151 milioni suddiviso in 14 lotti: i lavori sono in corso in
tutti i 143 Comuni pugliesi interessati dal progetto.
Anche
sulle perdite «amministrative» (l’acqua erogata e non fatturata), dice
Aqp, la percentuale è scesa all’11%: in questo senso il piano
industriale prevede la sostituzione di 400mila contatori, ne sono già
stati sostituiti 120mila nell’ambito di un appalto da 33 milioni
aggiudicato nel 2006 che prevede di sostituirne in totale 240mila. Un
altro aspetto importante, fanno notare ancora dall’Acquedotto, è
relativo alla manutenzione straordinaria delle reti.
Nel 2007
Aqp ha speso a questo proposito 49 milioni di euro (erano 11 milioni
nel 2005), per eseguire 1.300 interventi straordinari a fronte dei
quasi 132mila per la manutenzione ordinaria. Va molto meglio anche
sull’attuazione degli interventi infrastrutturali (ieri la «Gazzetta»
ha pubblicato la mappa completa): a oggi, infatti, le uniche opere
incagliate sono i tre dissalatori di Bari, Brindisi e Manduria per i
quali la responsabilità ricade sulle rispettive amministrazioni
comunali.
www.lagazzettadelmezzogiorno.it
dall’altro l’avvio dei lavori d’urgenza sull’invaso di San Giuliano. La
terza fase dell’emergenza idrica che si apre oggi in Puglia è una corsa
contro il tempo. Da stamattina, infatti, all’Aqp mancheranno altri 400
litri al secondo dalla diga di Monte Cotugno, dove l’acqua si esaurirà
tra 40 giorni. Gli stessi 40 giorni in cui le maestranze della Faver
dovranno completare i 400 metri di condotta necessari ad alleviare la
sete pugliese, prelevando 10 milioni di metri cubi da una riserva
idrica normalmente dedicata all’agricoltura. A risolvere la situazione
potrebbe arrivare soltanto la pioggia. Ma, a quanto pare, nemmeno i
temporali previsti per metà settimana saranno risolutivi. E così, con
1.400 litri/secondo in meno (quasi il 10% del normale fabbisogno), Aqp
sarà costretta a ridurre la pressione sulla rete quasi per l’intera
giornata. Gli 0,5 bar di pressione al contatore previsti dalla carta
dei servizi, dicono dall’Acquedotto, sono sempre garantiti: ma nei
condomini che non sono dotati di autoclave o almeno di impianti di
sollevamento autonomi, la pressione minima non è sufficiente a portare
acqua ai piani alti. E così per molti pugliesi oggi si apre una
settimana di sofferenze: le riduzioni saranno infatti revocate se e
quando le riserve idriche riprenderanno a crescere.
Potrebbero
bastare pochi giorni, oppure potrebbero volerci settimane. «Servono
soluzioni strutturali», continua a ripetere l’assessore regionale
Onofrio Introna. Che la scorsa settimana ha presentato il programma
delle opere necessarie a risolvere l’emergenza: dissalatori, nuovi
pozzi, oltre alle grandi infrastrutture come la diga di Piano dei
Limiti. Per la quale però, anche partendo oggi, ci vorranno minimo 6
anni. La soluzione immediata della crisi passa dunque per la
dissalazione, per la riattivazione dei pozzi dismessi, per la
trivellazione di nuovi pozzi in zone dove la falda è ancora
sfruttabile. E poi c’è, naturalmente, il problema delle perdite di
rete. L’Aqp in questo senso è un caso particolare, perché con 16mila km
di rete (più 4mila km di grande adduzione) è uno degli acquedotti più
estesi del mondo: in alcuni casi le condotte risalgono agli inizi del
secolo scorso, quando le tecnologie erano diverse da quelle attuali. E
sostituirle è praticamente impossibile.
Tuttavia, dicono i
tecnici dell’Acquedotto guidato dall’amministratore unico Ivo
Monteforte, in questi due anni sono stati fatti passi da gigante. Il
2007, secondo i dati ufficiali, si è chiuso con perdite di rete pari al
36,5%, un dato persino migliore rispetto alle previsioni del piano
industriale: rispetto al 2006 la sola riduzione delle perdite ha
consentito di risparmiare 10 milioni di metri cubi d’acqua, pari alla
quantità di risorsa idrica residua nell’invaso di Monte Cotugno. Il
merito di questa riduzione è delle attività di ricerca perdite, un
appalto da 151 milioni suddiviso in 14 lotti: i lavori sono in corso in
tutti i 143 Comuni pugliesi interessati dal progetto.
Anche
sulle perdite «amministrative» (l’acqua erogata e non fatturata), dice
Aqp, la percentuale è scesa all’11%: in questo senso il piano
industriale prevede la sostituzione di 400mila contatori, ne sono già
stati sostituiti 120mila nell’ambito di un appalto da 33 milioni
aggiudicato nel 2006 che prevede di sostituirne in totale 240mila. Un
altro aspetto importante, fanno notare ancora dall’Acquedotto, è
relativo alla manutenzione straordinaria delle reti.
Nel 2007
Aqp ha speso a questo proposito 49 milioni di euro (erano 11 milioni
nel 2005), per eseguire 1.300 interventi straordinari a fronte dei
quasi 132mila per la manutenzione ordinaria. Va molto meglio anche
sull’attuazione degli interventi infrastrutturali (ieri la «Gazzetta»
ha pubblicato la mappa completa): a oggi, infatti, le uniche opere
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comunali.
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