COMMISSIONE VIGILANZA RAI

La vicenda della Vigilanza Rai rappresenta al meglio il degrado del costume politico di questi tempi. Il 13 novembre 2008 Villari, ex UDEUR (un altro ammastellato) ora esponente del PD, viene eletto con 23 voti presidente della Commissione Vigilanza della Rai: le preferenze gli arrivano principalmente da esponenti del Pdl, mentre l'opposizione (composta dal PD, da Italia dei Valori e dall''UDC), a cui tradizionalmente tocca la scelta dell'incaricato, si era schierata con Leoluca Orlando con la sola eccezione di due votanti. Quindi, la maggioranza ha scelto il presidente della Commissione di Vigilanza, assegnata per prassi all'opposizione, perchè la candidatura del dipietrista Orlando proposta dal centro-sinistra non era gradita ai berluscones. E' paradossale che Villari sia stato eletto presidente della Commissione di vigilanza Rai con i voti della maggioranza e il disaccordo dell’opposizione alla quale, fino a prova contraria, appartiene. E lui, com'è facile da immaginare, invitato dal suo stesso partito a dimettersi, ha ripetuto a Veltroni che non si dimette magari aggiungendo: «se non mi date qualcosa in cambio, per esempio la seggiola di sindaco di Napoli, scordatevelo».
Di eversivo in questa circostanza c'è la negazione di un elementare diritto dell'opposizione, c'è il disconoscimento della sua autonomia nelle scelte della propria rappresentanza. Di eversivo, di “illegale” c'è la pretesa di mettere l'opposizione davanti al fatto compiuto, c'è la discriminazione di un partito considerato indegno di ricoprire incarichi negli organismi parlamentari.