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Messaggio Da bibi Mer 22 Ott 2008 - 10:44

Associazione per la qualità delle università italiane statali
• Il Paese non può rinunciare alla formazione superiore del proprio capitale umano né alla
ricerca necessaria per l’innovazione. Non può quindi permettersi di affossare il proprio
sistema universitario, nella convinzione che le università, nella tradizione europea
riaffermata dai Ministri dell’Innovazione e della Ricerca della Comunità con la
Dichiarazione di Berlino del settembre 2003, costituiscono “a public good and a public
responsibility”.
• I Rettori delle Università aderenti ad AQUIS sono peraltro consapevoli della situazione in
cui versa la finanza pubblica del Paese e sono convinti della necessità che anche gli Atenei
facciano la loro parte nell’azione intrapresa dal Governo per il risanamento del bilancio
dello Stato, ragionevolmente distribuito sui diversi capitoli di tale bilancio. Non è però
condivisibile una politica che si limiti a “tagli” indiscriminati dei finanziamenti alle
università pubbliche indistintamente per “fare cassa” a spese dei bilanci delle Università
stesse, senza contemporaneamente avviare una politica che conduca ad una riqualificazione
della spesa.
• Il sistema universitario italiano deve intraprendere rapidamente la strada di un profondo
rinnovamento sulle linee già seguite dai sistemi universitari dei Paesi europei più vicini per
tradizione culturale e struttura economico-sociale (GB, Germania, Francia), con l’obiettivo
di un miglioramento qualitativo del sistema e insieme di una razionalizzazione della spesa.
• E’ necessario siano create con urgenza condizioni migliori per una crescita qualitativa
generale di tutto il sistema, con la definizione di regole nuove di governance del sistema:
indicazione di obiettivi precisi da parte del Governo e del MIUR, autonomia degli Atenei
per competere in un quadro di “concorrenza al meglio” in vista del raggiungimento degli
obiettivi di sistema.
• Non si può però pensare di essere all’”anno zero”: la situazione è difficile per tutti, ma
bisogna valorizzare ciò che di buono c’è già, ed è stato riconosciuto (vedi CIVR per la
ricerca); e bisogna individuare rapidamente attraverso CNVSU, con adeguato monitoraggio
delle situazioni diverse in cui si trovano gli Atenei, i “punti di forza” del sistema e i casi già
ora a rischio di collasso quanto a gestione e bilancio.
• L’azione di governo del sistema da parte del Ministero dovrebbe puntare a rendere più
competitivi i “punti di forza”, ed ad evitare il collasso per le situazioni critiche. Ma anche i
“punti di forza” non riusciranno a reggere se i fondi vengono tagliati in modo indiscriminato
come fa la manovra economica approvata.
• I tagli drastici e generalizzati del Fondo di finanziamento ordinario delle Università previsti
da questa manovra dovrebbero essere ridotti con i prossimi provvedimenti finanziari
governativi già a partire dal 2009, liberando quote di finanziamento che dovrebbero essere
reimmesse nel sistema e ridistribuite, con gradualità ma in tempi certi e concordati, secondo
parametri di qualità accertata delle performances degli Atenei nella loro gestione,
innanzitutto, nella ricerca e nella didattica.
2
• I Rettori degli Atenei aderenti ad AQUIS intendono proporre con questo documento un
metodo per avviare il dialogo con il Governo nella prospettiva del necessario miglioramento
delle performances del sistema.
Ciascun Ateneo dovrà dichiarare la propria disponibilità a mettersi in discussione in un
confronto aperto e costruttivo che permetta di giungere a concordare, da parte di ciascun
Ateneo, un patto di stabilità con MEF e MIUR. Ogni distinto patto di stabilità,
individualizzato Ateneo per Ateneo, dovrà portare ad accordi di programma stipulati con i
diversi Atenei che accettano di concordare con MEF e MIUR precise condizioni: i Ministeri
competenti si impegnano a redistribuire i fondi tagliati nella manovra economica
finanziando questi accordi di programma secondo principi e criteri preventivamente definiti.
• Tali principi e criteri definiscono le condizioni generali all’interno delle quali ciascun
Ateneo concorda gli aspetti specifici dell’accordo di programma attraverso il quale si
struttura il rispettivo patto di stabilità.
• La prima condizione che ogni Ateneo deve impegnarsi a soddisfare per poter presentarsi a
sottoscrivere l’accordo di programma è quella di concordare con MEF e MIUR l’effettivo e
reale pareggio di bilancio allo stato presente e sul medio-periodo, anche elaborando un piano
poliennale di politica del personale, ed eventualmente di rientro del deficit, concordato con
MEF e MIUR.
Poiché non va dimenticato che nel medio periodo nessun Ateneo, ad FFO costante o in
decremento, pur rinunciando alla necessaria assunzione di nuovi docenti o di unità di
personale tecnico-amministrativo per dar corso al turn over, potrà garantire un bilancio in
pareggio se rimangono inalterati i meccanismi oggi in vigore di adeguamenti automatici
degli stipendi dei docenti o derivanti da CCNL per il PTA stabiliti centralmente, dovrà
essere previsto per gli Atenei che firmeranno il patto di stabilità con MEF e MIUR un
incremento annuo del FFO pari almeno al tasso di inflazione annua programmata da
calcolarsi su una percentuale preventivamente definita dell’80% del FFO di ciascun Ateneo
calcolato secondo il modello CNVSU. Gli Atenei per parte loro si impegnano a rispettare il
limite di una percentuale di costi del personale pari all’80% sull’FFO di ciascuno di essi.
• Le altre condizioni dovranno essere individuate in modo tale da garantire un sostanziale
miglioramento delle performances degli Atenei secondo parametri che assicurino:
a) una didattica erogata all’insegna del principio della centralità degli studenti, con corsi di
studio strutturati in modo da ottenere un accreditamento sia da parte del CNSVU
(attraverso una rapida e puntuale individuazione di più rigorosi e stringenti parametri di
qualità da rispettare nella strutturazione dei corsi di studio) sia da parte delle espressioni
delle realtà sociali ed economiche locali, sia da parte degli organismi di rappresentanza
studentesca presenti all’interno di ciascun Ateneo;
b) una ricerca la cui qualità sia riconosciuta attraverso le valutazioni CIVR, combinate con
altri parametri internazionalmente condivisi, quando possibile, o comunque attraverso
criteri definiti di intesa con il CIVR medesimo. La qualità documentata delle attività di
ricerca dovrà essere stabilita in modo specifico con riferimento alle diverse aree
disciplinari, e particolarmente in relazione a quelle nelle quali ciascun Ateneo si impegna
a sviluppare il proprio programma di formazione post-graduate nelle Scuole di dottorato.
Gli Atenei dovranno altresì impegnarsi a mettere in atto procedure di valutazione interna
delle proprie strutture di ricerca nonché impegnarsi a distribuire le proprie risorse per le
attività di ricerca e di formazione post-graduate secondo il sistema della peer review;
c) una qualità nel reclutamento della docenza, sia a livello nazionale che internazionale,
con particolare attenzione al reclutamento dei giovani, accettando metodi nuovi quali
3
procedure del tipo della tenure track (reclutamento attraverso posizioni di ricercatore a
tempo determinato di sei anni al massimo dopo il phD, con valutazione di idoneità a
numero prefissato con riferimento a ciascuna area scientifico-disciplinare effettuata da
commissioni composte a livello nazionale e internazionale, con quantitativi di posti di
professore associato messi a disposizione da MIUR e cofinanziate da ciascun Ateneo,
all’interno di una programmazione rigorosa che responsabilizzi in modo forte ciascun
Ateneo). Gli Atenei si impegnano a reclutare i ricercatori a tempo determinato secondo
requisiti di qualità stringenti e predefiniti nello spirito della “Carta europea dei
ricercatori”.
Dovrà essere garantita agli Atenei sottoscrittori del patto di stabilità, e comunque
nell’immediato a quegli Atenei che sono sotto il limite del 90% nel rapporto AF/FFO, la
deroga ai vincoli previsti dalla manovra finanziaria per il reclutamento di giovani nella
posizione di ricercatore, nella prospettiva di cui sopra;
d) una disponibilità a rivedere il quadro complessivo della propria offerta formativa (lauree
triennali, lauree magistrali e corsi di dottorato) all’interno di una dimensione di livello
regionale o macroregionale per accettare la prospettiva della costruzione di un’offerta
formativa integrata a tale livello, sviluppando iniziative in comune, eliminando doppioni,
in una logica di forte complementarietà delle proposte, così da dar vita ad un autentico
“sistema a rete” coordinato a tale livello, attraverso sinergie che consentano una
razionalizzazione globale dell’offerta, per realizzare in tempi brevi e certi il necessario
superamento della frammentazione e della parcellizzazione delle iniziative didattiche sul
territorio, e per innescare un processo di rimodulazione dell’offerta didattica di ciascun
Ateneo, che ne renda, nel medio periodo, sostenibile l’erogazione in un corretto rapporto
costi-benefici;
e) l’impegno a modificare il proprio assetto di governance interno secondo principi che
rendano possibile una gestione complessiva più efficiente ed efficace, che eviti derive
autoreferenziali, che riduca il peso oggi esclusivo o preponderante dei “portatori di
interessi” interni all’Ateneo nelle scelte di allocazione delle risorse; questo significa
disponibilità ad andare verso un assetto di governance che separi nettamente le funzioni di
indirizzo delle attività didattiche e di ricerca, da affidarsi ad organismi formati dai docenti,
da quelle di gestione delle risorse, da affidarsi ad un Consiglio di Amministrazione
organizzato sulla base del principio delle competenze, anche composto da esperti esterni
all’Ateneo, con un presidente eventualmente diverso dal Rettore, la individuazione dei
quali dovrà avvenire con un forte coinvolgimento dei rappresentanti degli stakeholders
esterni all’Ateneo stesso (istituzioni, forze sociali e produttive, società civile nel suo
complesso);
f) la disponibilità a negoziare con MEF e MIUR modalità nuove di definizione dei livelli e
dei criteri di contribuzione studentesca nella consapevolezza che è inoltre necessario
ridiscutere il sistema attuale che affida ad enti strumentali su base regionale gli interventi
in materia di diritto allo studio universitario, per assicurare maggiore equità nelle politiche
di attuazione di tale diritto tenendo debitamente conto delle “condizioni al contorno”
derivanti dalla collocazione territoriale di ciascun Ateneo, così da evitare pesanti
distorsioni nell’applicazione dei principi garantiti dalla Costituzione sull’intero territorio
nazionale;
g) l’impegno a dotare il proprio Ateneo di un codice etico di comportamento che, sulla base
di principi condivisi, si proponga di contrastare con equilibrio e ragionevolezza i casi di
nepotismo nella carriera accademica, di discriminazione di genere, di misconduct nelle
attività di ricerca, ecc.
4
I Rettori delle università aderenti ad AQUIS propongono pertanto al Governo, ed in specie ai
Ministeri di riferimento MEF e MIUR, di iniziare immediatamente una trattativa sulla base del
presente documento, per arrivare nei tempi più brevi possibile alla condivisione dei principi e dei
criteri necessari alla stipula di accordi di programma nella logica del patto di stabilità tra singoli
Atenei e Governo, nello spirito della più piena collaborazione tra istituzioni pubbliche e con il più
convinto senso di responsabilità.
In assenza di segnali concreti in questa direzione da parte del Governo, emergerebbe con chiarezza
una incomprensibile volontà da parte del Governo stesso di penalizzare anche gli Atenei più
consapevoli della gravità della situazione attuale e più pronti a mettersi in discussione in modo
aperto, trasparente e costruttivo. I Rettori di tali Atenei non potrebbero allora non trarne le
inevitabili conclusioni, dando seguito a tutte le iniziative necessarie per evitare la catastrofe
dell’intero sistema universitario pubblico del Paese.
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