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Giustizia in crisi, ma le ferie restano scandalo
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Giustizia in crisi, ma le ferie restano scandalo
Mentre tutto il paese considera la sicurezza il bene primario, mentre i tempi mostruosi della giustizia ci allontanano sempre di più dall'Europa e garantiscono una sostanziale impunità a qualunque crimine, il governo rinuncia anche a intervenire sull'elemento più banale dell'arretrato giudiziario.
Anche il ministro Angelo Alfano, come molti dei suoi predecessori, si è arresto: le ferie dei tribunali italiani non verranno ridotte. Come si è spesso scritto, l'Italia è l'unico paese dove l'attività dei tribunali si ferma per 45 giorni: dal primo agosto al 15 settembre non ci sono udienze. In realtà, in molti palazzi di giustizia le vacanze comunciano addirittura dal 15 luglio.
Una situazione assurda, priva di motivazioni concrete. Che contribuisce ad aumentare la montagna di cause in sospeso, che marciscono senza arrivare a sentenza.
A parole tutti sono pronti a tagliare queste ferie, limitando la chiusura al mese di agosto. E, come ha raccontato Peter Gomez in un'inchiesta pubblicata ne L'espresso numero 38, sembrerebbe che la lunga sospensione faccia più comodo ai magistrati che agli avvocati.
Attualmente però a perderci la faccia è soprattutto il ministro. Che a giugno aveva annunciato la riapertura per decreto dei tribunali sin dal primo settembre di quest'anno. Uno dei tanti proclami slogan di questo governo sul tema della sicurezza: il periodo di chiusura è rimasto intatto. E adesso si scopre che anche il tentativo di inserire la riduzione delle ferie in un disegno di legge, con tempi molto lunghi, è saltata.
D'altronde, non sembra che rendere i processi più rapidi sia una priorità dell'esecutivo. Ecco cosa scriveva Peter Gomez nella conclusione della sua inchiesta: «l governo Berlusconi, proprio mentre Alfano annunciava la sua rivoluzione, ha pianificato una serie di tagli alle spese (210 milioni di euro per il 2009, 250 per il 2010 e 442 per il 2011) difficilmente conciliabili con la celerità dei processi. Già oggi il personale amministrativo è gravemente sotto organico (meno 12,5 per cento) e da tempo non si pagano più gli straordinari. Per questo a Milano, Torino e Firenze, i tribunali monocratici penali, e in qualche caso le corti d'appello, sono costretti a chiudere alle 14. Senza cancellieri non si può far udienza.
Il risultato? Decine di migliaia di processi in meno. Solo all'ombra della Madonnina è stato calcolato che se le dieci sezioni del tribunale potessero abbassare la saracinesca alle 17 ogni anno verrebbero celebrati 4000 dibattimenti in più. Due o tre settimane di lavoro "aggiuntive" potrebbero servire. Ma a questo punto se ne riparlerà nel settembre 2009. Sempre che prima d'allora la giustizia non abbia definitivamente chiuso i battenti. Non per ferie, ma per bancarotta».
L'espresso
Anche il ministro Angelo Alfano, come molti dei suoi predecessori, si è arresto: le ferie dei tribunali italiani non verranno ridotte. Come si è spesso scritto, l'Italia è l'unico paese dove l'attività dei tribunali si ferma per 45 giorni: dal primo agosto al 15 settembre non ci sono udienze. In realtà, in molti palazzi di giustizia le vacanze comunciano addirittura dal 15 luglio.
Una situazione assurda, priva di motivazioni concrete. Che contribuisce ad aumentare la montagna di cause in sospeso, che marciscono senza arrivare a sentenza.
A parole tutti sono pronti a tagliare queste ferie, limitando la chiusura al mese di agosto. E, come ha raccontato Peter Gomez in un'inchiesta pubblicata ne L'espresso numero 38, sembrerebbe che la lunga sospensione faccia più comodo ai magistrati che agli avvocati.
Attualmente però a perderci la faccia è soprattutto il ministro. Che a giugno aveva annunciato la riapertura per decreto dei tribunali sin dal primo settembre di quest'anno. Uno dei tanti proclami slogan di questo governo sul tema della sicurezza: il periodo di chiusura è rimasto intatto. E adesso si scopre che anche il tentativo di inserire la riduzione delle ferie in un disegno di legge, con tempi molto lunghi, è saltata.
D'altronde, non sembra che rendere i processi più rapidi sia una priorità dell'esecutivo. Ecco cosa scriveva Peter Gomez nella conclusione della sua inchiesta: «l governo Berlusconi, proprio mentre Alfano annunciava la sua rivoluzione, ha pianificato una serie di tagli alle spese (210 milioni di euro per il 2009, 250 per il 2010 e 442 per il 2011) difficilmente conciliabili con la celerità dei processi. Già oggi il personale amministrativo è gravemente sotto organico (meno 12,5 per cento) e da tempo non si pagano più gli straordinari. Per questo a Milano, Torino e Firenze, i tribunali monocratici penali, e in qualche caso le corti d'appello, sono costretti a chiudere alle 14. Senza cancellieri non si può far udienza.
Il risultato? Decine di migliaia di processi in meno. Solo all'ombra della Madonnina è stato calcolato che se le dieci sezioni del tribunale potessero abbassare la saracinesca alle 17 ogni anno verrebbero celebrati 4000 dibattimenti in più. Due o tre settimane di lavoro "aggiuntive" potrebbero servire. Ma a questo punto se ne riparlerà nel settembre 2009. Sempre che prima d'allora la giustizia non abbia definitivamente chiuso i battenti. Non per ferie, ma per bancarotta».
L'espresso
Re: Giustizia in crisi, ma le ferie restano scandalo
I politici pensano solo a come scappare dai processi che li riguardano. Fanno sempre proclami e poi la giustizia italiani marcisce sempre più...l'anno prossimo: NIENTE FERIE!!
Checco- Admin
- Numero di messaggi : 793
Età : 45
Località : Putignano (BA)
Data d'iscrizione : 27.04.08
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